mercoledì 15 aprile 2009

Monocoltura

Gruppo n°6: Borchi Pierfrancesco, Chesi Mattia, Del Sala Federico, Pasqua Giammarco
Classe: II°C
Istituto Tecnico Agrario
Data: 03/04/09

Monocoltura

La Monocoltura è, genericamente, un procedimento produttivo agricolo che consiste nell'adibire vaste zone di territorio alla coltura di un'unica specie vegetale, in maniera intensiva e standardizzata, al fine di massimizzare le rese ed ottenere il massimo profitto. Spesso questa standardizzazione viene accentuata dall'utilizzo di poche varietà molto produttive ma molto esigenti e dal massiccio utilizzo di fertilizzanti di sintesi e prodotti fitosanitari.

Origini: frutto del colonialismo

Le monoculture si diffusero nell'epoca del primo colonialismo. I paesi colonizzatori necessitavano di prodotti agricoli esotici che sul territorio nazionale non potevano crescere (spezie, caffè, zucchero di canna, frutta esotica, etc.), e così sfruttarono le condizioni climatiche dei paesi colonizzati per produrre intensivamente quello di cui avevano bisogno. In India si diffuse la coltura delle spezie, sull'isola di Ceylon quella del tè, del cacao in America Latina e nel Ghana, della canna da zucchero nelle Antille, delle banane e delle arachidi in america centrale, e del caffè e del caucciù in Brasile. Come contropartita, sono richieste maggiori cure e maggiori risorse - p.es. più acqua per l'irrigazione o più personale per la raccolta. Un esempio classico di coltura intensiva di questo tipo si è avuto fin dai tempi degli antichi Egizi nella valle del Nilo.
L'affermazione generalizzata della coltura intensiva si ha definitivamente solo nell'Inghilterra del XVII secolo con la nascita delle aziende agrarie capitalistiche durante la Rivoluzione Agricola. Da lì prese piede anche nelle altre nazioni europee.

Sviluppo: monocoltura come strumento politico

Il maggiore sfruttamento è dato dall'utilizzo di nuovi macchinari e innovazioni tecnologiche che rendono più rapidi i processi agricoli e innovazioni nell'agronomia che rendono più fertile e quindi più redditizio il terreno. Intere nazioni, povere e sottosviluppate, furono costrette da governi e grandi aziende estere (statunitensi ed europee), sotto la minaccia delle armi o con l'ausilio di spietate dittature, a coltivare un'unica specie di prodotto agricolo, cosicché dovevano vendere a basso prezzo quello che producevano solo al paese che li sfruttava, e acquistare, a caro prezzo, tutti gli altri generi alimentari necessari dal medesimo paese sfruttatore. Pertanto, per le nazioni ricche oltre che per il puro arricchimento economico la monocoltura si affermò come strumento politico per mantenere in una posizione di dipendenza, sudditanza e sottosviluppo un altro paese.
Normalmente lo sviluppo agricolo di tipo intensivo è considerato più avanzato di quello estensivo perché implica l'utilizzo di nuove tecnologie e nuove tecniche, è tipico quindi delle piccole proprietà terriere che si affidano a questo metodo per produrre di più, la coltura estensiva è invece tipica del latifondo e delle grandi estensioni di coltivazioni. Gli Stati Uniti fanno eccezione: lì a causa della scarsità di manodopera, le operazioni agricole sulle immense estensioni di terre coltivate furono meccanizzate contemporaneamente all'Inghilterra.

Estensione del termine ad altri ambiti

Il termine monocoltura può essere esteso all'allevamento intensivo di capi di bestiame; oppure all'estrazione di un determinato minerale (in questo caso il paese ricco di tale minerale viene completamente adibito alla sua estrazione e alla sua lavorazione, non lasciando spazio ad altre forme di produzione e lavorazione industriale).

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Monocoltura"

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